L’intelligenza artificiale è la tecnologia a più rapida diffusione della storia. In soli tre anni, oltre 1,2 miliardi di personehanno utilizzato strumenti di AI, superando i ritmi di adozione di Internet e dello smartphone.
Ma secondo il nuovo AI Diffusion Report 2025, pubblicato dal Microsoft AI Economy Institute, la corsa non è uniforme: mentre il Nord del mondo accelera, il Sud globale rischia di restare indietro, con un divario tecnologico che potrebbe definire le disuguaglianze del prossimo decennio.
Il report, realizzato dal think tank di Microsoft, analizza dati di adozione, capacità infrastrutturali e competenze digitali in oltre 80 Paesi. L’AI, scrive il documento, è ormai una tecnologia general-purpose — come lo furono elettricità e Internet — ma la sua diffusione è condizionata da cinque fattori fondamentali: accesso all’energia, presenza di data center, connettività, alfabetizzazione digitale e linguaggio.
Oggi, l’uso dell’AI nel Global North è circa il doppio rispetto a quello nel Global South. Nei Paesi con un PIL pro capite inferiore ai 20.000 dollari, i tassi di adozione sono sotto il 10%, contro il 50% dei Paesi più sviluppati.
Il linguaggio gioca un ruolo cruciale: dove dominano lingue a bassa disponibilità di risorse — come in Malawi o Laos — l’uso dell’AI resta limitato, anche a parità di infrastrutture. Le soluzioni AI, infatti, sono ancora progettate prevalentemente in inglese e in poche altre lingue globali, escludendo intere comunità dall’accesso all’innovazione.
Microsoft individua tre pilastri dell’espansione globale dell’intelligenza artificiale:
Il report mostra che gli Stati Uniti e la Cina dominano il panorama infrastrutturale, ospitando l’86% della capacità globale dei data center. A livello di ricerca e sviluppo, solo sette Paesi — USA, Cina, Francia, Corea del Sud, Regno Unito, Canada e Israele — figurano tra i primi 200 per sviluppo di modelli AI. Tuttavia, il “gap di frontiera” tra il modello più avanzato (OpenAI GPT-5) e l’ultimo tra questi (Israele) si è ridotto a soli 11 mesi, segno di una competizione più equilibrata.
Le nazioni leader per diffusione risultano gli Emirati Arabi Uniti (59,4%), Singapore (58,6%), Norvegia (45,3%) e Irlanda (41,7%) — esempi di come politiche coordinate, infrastrutture solide e competenze diffuse possano accelerare l’adozione anche senza grandi hub di sviluppo.
In Europa dell’Est, l’Ucraina si distingue per il basso livello attuale (9,1%), ma anche per un alto potenziale di crescita, grazie agli investimenti digitali postbellici e alle collaborazioni internazionali. “Per l’Ucraina, la tecnologia è una linea di vita”, afferma Leonid Polupan, Country Manager Microsoft per Ucraina e Paesi Baltici. “Connettività, competenze e soluzioni linguisticamente inclusive saranno decisive per la ripresa.”
Il documento mette in prospettiva la rapidità con cui l’AI si sta diffondendo rispetto ad altre innovazioni storiche:
Eppure, quasi 4 miliardi di persone non dispongono ancora dei requisiti di base per utilizzarla. Questo rischio di polarizzazione tecnologica richiede, secondo Microsoft, politiche mirate di inclusione digitale e una strategia globale per rendere l’AI accessibile, sicura e multilingue.
L’AI Economy Institute conclude che “chiudere il gap dell’AI” non è solo una questione di equità, ma di stabilità economica e geopolitica. L’obiettivo è costruire un ecosistema in cui infrastrutture, competenze e accesso linguistico crescano insieme, garantendo un’AI per tutti, non per pochi.
Il AI Diffusion Report 2025 lancia un messaggio chiaro: l’intelligenza artificiale non è più un futuro possibile, ma un presente diseguale. La sfida non è più sviluppare l’AI, ma democratizzarla.
Se l’innovazione continuerà a concentrarsi in poche aree del mondo, le disuguaglianze digitali rischieranno di amplificarsi. Ma se infrastruttura, formazione e inclusione linguistica procederanno insieme, l’AI potrà davvero diventare la tecnologia più globale, equa e trasformativa della storia.
Fonte: AI Diffusion Report: Mapping Global AI Adoption and Innovation