Nel 2025 la sostenibilità non è più una moda, ma un pilastro strategico. Secondo il nuovo Deloitte Global C-Suite Sustainability Report, basato su oltre 2.100 interviste a dirigenti di 27 Paesi, l’83% delle aziende ha aumentato gli investimenti in sostenibilità nell’ultimo anno. Ma la vera novità è l’ingresso massiccio della tecnologia – in particolare l’intelligenza artificiale – come motore della trasformazione sostenibile. Tra pressioni normative, costi energetici e nuove aspettative dei consumatori, il mondo corporate si prepara a una fase in cui innovazione e impatto ambientale diventano un’unica agenda strategica.
Il report 2025 fotografa un contesto dinamico ma contraddittorio. Da un lato, la sostenibilità resta una priorità: il 45% dei dirigenti la cita come una delle tre sfide principali, al pari della digitalizzazione e dell’adozione dell’AI. Dall’altro, emerge un lieve rallentamento operativo: meno aziende rispetto al 2024 dichiarano di legare la retribuzione dei leader a obiettivi ESG o di imporre criteri di sostenibilità ai fornitori.
Per Deloitte, non è un segnale di disimpegno, ma di maturazione del paradigma sostenibile: dopo anni di azioni rapide e visibili, le imprese stanno ora integrando la sostenibilità in modo più profondo e strutturale nei processi, nei prodotti e nella strategia. Circa l’80% dei dirigenti afferma infatti che il proprio approccio prevede una trasformazione del modello di business o un’integrazione capillare della sostenibilità in ogni funzione aziendale.
Uno dei capitoli più interessanti del report riguarda il ruolo della tecnologia.
L’81% delle aziende utilizza già l’intelligenza artificiale per i propri obiettivi ambientali, dal monitoraggio dei dati di emissione alla progettazione di nuovi prodotti sostenibili. Gli strumenti digitali vengono impiegati per ottimizzare le risorse, migliorare la trasparenza delle filiere e sviluppare nuovi servizi green. In molti casi, l’AI consente di ridurre le emissioni operative, anticipare rischi ambientali o identificare inefficienze energetiche invisibili ai sistemi tradizionali.
“I Chief Sustainability Officer devono allinearsi alla rivoluzione dei dati: l’AI non è un costo, ma un moltiplicatore di valore”, afferma Sophia Mendelsohn, Chief Sustainability Officer di SAP SE, citata nel report.
La ricerca evidenzia anche che i benefici economici legati alla sostenibilità sono ormai tangibili: il 66% dei dirigentisegnala un impatto positivo in termini di conformità normativa e governance, il 60% in reputazione di marca, il 55% in riduzione dei costi e il 66% in crescita dei ricavi. In altre parole, la sostenibilità non è più percepita come un costo, ma come una leva diretta di crescita e competitività.
Tuttavia, non mancano le criticità. Molte aziende faticano ancora a misurare con precisione l’impatto ambientale delle proprie attività – è la principale barriera indicata dal 22% dei rispondenti. Allo stesso tempo, le pressioni degli stakeholder si stanno attenuando: rispetto al 2022, meno dirigenti dichiarano di sentire forti spinte da parte di investitori, governi o consumatori.
Questo calo di pressione, però, può trasformarsi in un’opportunità: meno slogan e più risultati concreti. Le imprese, secondo Deloitte, devono ora rivalutare le proprie strategie ESG con un approccio orientato al valore, misurabile e tecnologicamente abilitato.
Il 2025 segna il passaggio dalla sostenibilità “promessa” alla sostenibilità “integrata”. Le aziende che sapranno combinare intelligenza artificiale, governance trasparente e metriche di impatto avranno un vantaggio competitivo duraturo. Come sintetizza il report: “L’obiettivo non è più solo essere sostenibili, ma diventare business resilienti in un mondo che cambia.”
La nuova frontiera del management non sarà più scegliere tra profitto e pianeta, ma costruire valore attraverso entrambi.