Nel tentativo di combattere la crisi climatica, i pannelli solari sono diventati simbolo della transizione ecologica. Ma cosa succede quando per installarli bisogna abbattere interi ecosistemi forestali? Un nuovo studio condotto in Corea del Sud suggerisce una soluzione radicalmente diversa: gli alberi solari, strutture verticali che imitano la forma degli alberi naturali, generano più energia e salvaguardano il paesaggio forestale. Un’alternativa concreta che potrebbe cambiare il volto delle energie rinnovabili.
Il fotovoltaico è senza dubbio una delle tecnologie più promettenti per raggiungere la neutralità carbonica, ma la sua espansione non è priva di contraddizioni. In particolare, nei territori montuosi o costieri, l’installazione di pannelli solari a terra comporta spesso la distruzione di vaste aree boschive, con danni irreparabili alla biodiversità e agli equilibri ecologici.
Nel nord della Corea del Sud, nella regione montuosa di Goseong, un gruppo di ricercatori ha messo a confronto due soluzioni: da un lato i tradizionali pannelli solari fissi, dall’altro una simulazione di impianti composti da alberi solari, strutture verticali che ospitano moduli fotovoltaici disposti come foglie su rami metallici. Il risultato è sorprendente: con una disposizione lineare lungo i sentieri forestali, i “solar trees” preservano fino al 99% della copertura forestale, garantendo nel contempo una capacità di generazione energetica pari (se non superiore) a quella dei pannelli tradizionali.
Mentre le installazioni piatte richiedono la completa deforestazione delle aree interessate, con conseguente erosione del suolo, frane e perdita di habitat, gli alberi solari si integrano nel paesaggio senza alterarlo. Inoltre, grazie al design verticale, occupano meno superficie, riducono il rischio di danneggiamento dei pannelli e permettono una manutenzione più agevole.
Ma non si tratta solo di salvaguardare l’ambiente: i costi di acquisizione dei terreni in Corea del Sud (tra i più alti al mondo) rendono economicamente vantaggiosa la soluzione degli alberi solari. Un singolo impianto può ospitare 35 moduli da 330W con una potenza complessiva di 11,5 kW, distribuiti in modo da seguire il profilo del territorio senza impattare sugli ecosistemi.
Le simulazioni sono state condotte utilizzando immagini satellitari ad alta risoluzione di Google Earth, che hanno permesso di comparare in modo oggettivo lo stato dei luoghi prima e dopo la costruzione degli impianti. L’analisi mostra chiaramente come, a distanza di sette anni, le aree interessate dai pannelli tradizionali restino fortemente degradate, mentre l’ipotesi degli alberi solari suggerisce un’integrazione paesaggistica quasi perfetta.
L’impatto visivo, sociale e ambientale degli alberi solari appare quindi nettamente inferiore, e le prospettive future ancora più promettenti: con il progresso tecnologico, la potenza dei pannelli sta aumentando vertiginosamente, rendendo sempre più efficiente anche la configurazione verticale.
Lo studio lancia un messaggio chiaro: non dobbiamo scegliere tra energia pulita e protezione dell’ambiente. Possiamo – e dobbiamo – fare entrambe le cose. Gli alberi solari rappresentano una sintesi efficace tra progresso tecnologico e rispetto del paesaggio. In un mondo che ha promesso (senza ancora mantenere) di fermare la deforestazione entro il 2030, questa innovazione non è solo desiderabile: è necessaria. Ora tocca ai governi e agli investitori cogliere l’occasione e dare forma a una nuova generazione di infrastrutture verdi.
Fonte: Superior energy output of solar trees compared to flat fixed panels in coastal forest installations