Sotto i nostri piedi si trova una fonte di energia pulita, continua e potenzialmente inesauribile: il calore della Terra. L’energia geotermica potrebbe garantire elettricità e calore senza emissioni significative e con una stabilità che le fonti rinnovabili intermittenti non sempre offrono. Eppure, oggi copre appena lo 0,3 per cento della produzione elettrica mondiale. Perché una risorsa tanto promettente è rimasta finora marginale e cosa può cambiare con le nuove tecnologie?
L’energia geotermica sfrutta il calore proveniente dal sottosuolo, una risorsa abbondante e prevedibile che può alimentare pompe di calore per edifici, reti di teleriscaldamento o centrali elettriche. La sua applicazione dipende però da fattori geologici: in alcune regioni, come Stati Uniti occidentali, Indonesia o Kenya, il gradiente termico permette già oggi un utilizzo diffuso, tanto che in Kenya quasi metà dell’elettricità proviene da questa fonte. Nonostante il grande potenziale, la geotermia è rimasta indietro rispetto a solare ed eolico, frenata da costi iniziali altissimi, rischi esplorativi e lunghe procedure autorizzative. A differenza delle rinnovabili modulari, ogni progetto geotermico è unico e dipende dalle caratteristiche specifiche del sito, rendendo più complessa la scalabilità. La vera svolta arriva con l’Egs, l’Enhanced Geothermal System, che permette di creare artificialmente i serbatoi di calore in profondità stimolando la roccia e iniettando acqua per generare vapore ad alta pressione. Questa tecnologia, oggi al centro di progetti pilota negli Stati Uniti, promette di allargare enormemente la mappa della geotermia, svincolandola dai soli contesti vulcanici. Colossi come Google e Shell hanno già firmato contratti per l’acquisto di energia da nuovi impianti Egs, mentre le agevolazioni fiscali dell’Inflation Reduction Act sostengono il settore fino al 2036. L’Italia, pioniera storica grazie al primo esperimento a Larderello nel 1904, continua a produrre geotermia soprattutto in Toscana, ma con una crescita lenta e limitata. Perché la geotermia possa emergere su scala globale occorre ridurre i rischi economici con garanzie pubbliche, semplificare i permessi senza sacrificare la sicurezza, favorire contratti di lungo periodo e sfruttare le competenze dell’oil&gas per accelerare le perforazioni profonde. Se queste condizioni saranno rispettate, il calore terrestre potrà finalmente diventare una colonna portante della transizione energetica, offrendo una fonte stabile e continua che si affianca a sole e vento.
La geotermia non è un sogno futuristico, ma una tecnologia già esistente che necessita di investimenti mirati e di una visione politica lungimirante. Superare le barriere economiche e regolatorie significherebbe sbloccare una fonte rinnovabile capace di fornire energia pulita senza intermittenza, valorizzando risorse naturali ancora poco sfruttate. Il calore della Terra, nascosto sotto i nostri piedi, potrebbe trasformarsi da promessa dimenticata a pilastro essenziale della transizione energetica globale.
Fonte: Geotermia: il calore sotto i nostri piedi, l’energia che non usiamo