Il nuovo Planetary Health Check 2025 segna un momento storico — e preoccupante — nella scienza del clima: per la prima volta, l’umanità ha oltrepassato sette delle nove “planetary boundaries”, le soglie che delimitano lo spazio di sicurezza entro cui la Terra può garantire stabilità, resilienza e vita. Dall’acidificazione degli oceani alla perdita di biodiversità, i segnali sono chiari: stiamo spingendo il pianeta oltre i suoi limiti naturali. Ma, come sottolineano gli autori, non tutto è perduto. C’è ancora una finestra — stretta ma reale — per tornare a un equilibrio sostenibile.
Il rapporto, pubblicato dal team di scienziati guidati da Johan Rockström e dal Potsdam Institute, utilizza il framework delle Planetary Boundaries, un sistema che misura la “salute” della Terra attraverso nove processi fondamentali: clima, biosfera, suolo, acqua dolce, cicli biogeochimici, oceani, aerosol, ozono e sostanze chimiche artificiali.
Il verdetto 2025 è chiaro: sette confini sono stati superati — e in molti casi, con trend peggiorativi.
📉 Clima – La concentrazione di CO₂ ha raggiunto 423 ppm, ben oltre il limite di sicurezza di 350 ppm. Il riscaldamento globale accelera, con effetti a cascata sugli ecosistemi e sull’economia.
🌿 Biosfera – Il tasso di estinzione supera le 100 specie per milione l’anno, dieci volte oltre la soglia di sicurezza. L’uso umano della produttività biologica (HANPP) ha toccato il 30%, tre volte il livello considerato sostenibile.
🌲 Terre emerse – Le foreste coprono ormai solo il 59% della superficie originaria. Un valore che spinge la Terra nella “zona di rischio crescente”, minando la capacità del pianeta di regolare il clima e l’acqua.
💧 Acqua dolce – Il 22% del pianeta mostra alterazioni gravi nei cicli idrici di fiumi e suoli, con impatti diretti su siccità, alluvioni e agricoltura.
⚗️ Cicli di azoto e fosforo – L’eccesso di fertilizzanti ha superato di oltre il doppio i limiti sostenibili, innescando eutrofizzazione e zone morte nei mari.
🌊 Acidificazione degli oceani – Per la prima volta nella storia, la soglia è stata ufficialmente superata: lo stato di saturazione dell’aragonite è sceso sotto il valore critico di 2,86, segno che gli oceani non riescono più ad assorbire CO₂ senza danni biologici.
🧪 Sostanze chimiche e plastiche – Migliaia di nuove molecole vengono immesse ogni anno senza adeguati test di sicurezza. È il confine più difficile da monitorare, ma già ampiamente violato.
Le uniche due buone notizie arrivano dal buco dell’ozono, in graduale recupero grazie al Protocollo di Montreal, e dalla riduzione degli aerosol atmosferici, legata al calo delle emissioni industriali. Tuttavia, nel complesso, la Terra si trova “nella parte alta della zona di pericolo”, sempre più vicina a una condizione di rischio sistemico.
Il rapporto sottolinea anche il ruolo centrale dell’oceano: polmone del pianeta, regolatore del clima e habitat di miliardi di organismi, è oggi in crisi per riscaldamento, inquinamento e acidificazione. “Senza un oceano sano, non può esserci un pianeta stabile”, afferma Sylvia Earle, oceanografa e Planetary Guardian, nel suo messaggio introduttivo.
Nonostante il quadro allarmante, gli scienziati individuano una via d’uscita: agire su più confini contemporaneamente, adottando un approccio sistemico. Questo significa ripensare energia, agricoltura, industria e governance globale come parti di un unico ecosistema. In quest’ottica nasce la Planetary Boundaries Initiative, una piattaforma che integra dati scientifici, intelligenza artificiale e modelli decisionali per offrire in tempo reale una sorta di “cruscotto di salute del pianeta”.
Il Planetary Health Check 2025 è più di un rapporto: è un check-up vitale del nostro unico pianeta. La diagnosi è seria, ma non terminale. Le capacità di resilienza della Terra restano straordinarie, e la finestra per tornare a uno stato sicuro non è ancora chiusa. Come scrivono gli autori, “conoscere i limiti del pianeta non significa rassegnarsi, ma imparare a convivere con essi”. L’umanità è ancora in tempo per scegliere se curare la Terra o continuare a metterla alla prova.
Fonte: Planetary Health Check 2025